Antonio Martusciello: “Necessarie delle norme per un’equa competizione tra Telco e OTT”

Il settore delle telecomunicazioni è estremamente dinamico e il Codice Europeo deve adottare una disciplina che sia in grado di seguirlo. Il Commissario Agcom Antonio Martusciello è intervenuto al convegno organizzato dall’Università degli Studi di Napoli Federico II: “Verso un nuovo Codice delle telecomunicazioni elettroniche. Il ruolo di Agcom”. L’incontro verteva sul nuovo Codice Europeo recentemente pubblicato e secondo un confronto con il precedente, del 2003, appare evidente quanto siano state apprezzate le misure introdotte per la creazione di un mercato unico, rimuovendo così le barriere, come confermano le parole di Martusciello che ha aperto la conferenza.

In questo contesto, infatti, si agevolerebbe lo sviluppo di infrastrutture e di servizi digitali. Tuttavia se da un lato il Codice convince, dall’altro non sono mancate le perplessità, in particolar modo sulle norme che regolano i confronti tra imprese “Over The Top” e le Telco, che dovrebbero rispettare e seguire l’andamento del mercato in evoluzione, garantendo così un’equa competizione. A tal proposito, Antonio Martusciello ha dichiarato: “Se da un lato, infatti, i poteri delle autorità di regolazione e delle altre autorità competenti sono estesi fino a ricomprendere i fornitori di reti e servizi di comunicazione elettronica nell’ampia accezione introdotta dal nuovo Codice; dall’altro, i fornitori online di servizi di comunicazione elettronica non risultano assoggettati al regime dell’autorizzazione generale, in tal modo sfuggendo ai conseguenti obblighi codicistici”.

Interpellato sulla possibile fusione tra Agcom e Garante della Privacy, pur ritenendo fondamentale la collaborazione tra le due Autorità, Antonio Martusciello ha espresso la propria contrarietà. Da un punto di vista strettamente normativo, per esempio, “la possibilità di procedere in tal senso, stravolgerebbe l’intera struttura comunitaria in cui si collocano le autorità”. Secondo Martusciello, infatti, “un matrimonio forzato rischierebbe di minare quel processo di integrazione europea che ha dato impulso alla diffusione delle autorità indipendenti”. In secondo luogo, inoltre, un’eventuale fusione potrebbe compromettere “quel pluralismo amministrativo in cui va ricondotta e delimitata l’istituzione delle Authorities e, nel contempo, ridurre pericolosamente quell’esigenza di expertise per la ponderazione d’interessi così delicati, come quelli in esame”.

Un terzo elemento di contrarietà all’operazione deriva, secondo Antonio Martusciello, dalla stessa derivazione comunitaria delle autorità, per cui “anche la complessa struttura predisposta dall’Europa ne uscirebbe compromessa”. “Solo guardando alla privacy”, ha evidenziato Martusciello, “la recente riforma europea in materia (e il GDPR che ne è conseguito) ha collocato il Garante nazionale all’interno di un sistema paneuropeo, in cui si distingue un Board (European Data Protection Board) all’interno del quale sono poste tutte le altre autorità europee che si occupano di tutela della privacy. L’unione, a livello nazionale, tra due Autorità metterebbe in discussione questo impianto e rischierebbe di creare una difficile delimitazione di competenze, rischiando di travolgere anche il lavoro sempre in progress di Agcom”. Infine, ha concluso Antonio Martusciello, poiché “proprio in ragione della riforma sulla privacy, il nostro Paese ha recentemente rivisto, ampliandoli, poteri e funzioni del Garante Privacy”. “In un’ottica di fusione, [essi] andrebbero nuovamente rimessi in discussione”.

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